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About Me

Nasco in Sicilia sulle colline dei Nebrodi, nel lontano 1950, e nella mia esistenza attraverso molteplici vite.
Trascorro la mia infanzia a Palermo, tra i volti e i profumi di millenarie civiltà precedenti. Lì studio danza e pittura, e i miei maestri provano a stemperare la mia indole ribelle nella disciplina del corpo e dei veli sottili d’acquerello. 
A Roma, dove giungo al seguito della mia famiglia, mi abbandono alla passione per gli oli con cui dipingo ovunque, sulle tele, sul legno, sulla carta. Uso i pennelli, le spatole, le dita. Mi intossico più volte. Sperimento mischiando plastica, inchiostri, cere, carboncini. Il mio sogno è uno spazio da dedicare ai miei colori e l’iscrizione all’Accademia. 
Ma il mio destino è altro. La morte di mio padre spezza in due la mia vita. Sono iscritta all’università, come lui voleva per tenermi al riparo dai fantasmi d’assenzio, e la politica guida ormai le mie scelte. 
Siamo in pieno ’68 e per me inizia la corsa verso il baratro del bianco e nero. L’orizzonte, la rivoluzione. Il percorso è lungo e accidentato e quando approdo alle Brigate Rosse porto con me una patetica valigetta di pastelli ad olio. 
Ma il bianco e nero mi assedia, e quando l’unico colore rimasto è il colore accecante del sangue mi rendo conto che è giunto il tempo di andare. 
Abbandono in modo rocambolesco l’organizzazione ma sono latitante, un’altra tappa della mia vita mi attende. In carcere, dopo un arresto inevitabile, promuovo il movimento di dissociazione dalla lotta armata, riconquisto i pochi colori che l’istituzione concede e riprendo a dipingere. 
Ritrovo mia figlia e la mia famiglia, cerco altre strade per ricostruire un futuro. 
I corsi regionali di informatica sono un’opportunità che accolgo come una sfida. Programmatore, operatore software, operatore hardware, desk top publishing. 
Un altro universo che si schiude. Eseguo lavori per la Caritas di Roma, poi ottengo la semilibertà, come consulente informatica presso la Comunità don Calabria. 
Nel ‘95 torno ad essere finalmente una libera cittadina. Proseguo il mio lavoro come consulente e programmatrice presso l'Opera don Calabria, concorro alla stesura di manuali di didattica informatica e all’ideazione di corsi di alfabetizzazione, collaboro all’insegnamento e realizzo lavori di desk top publishing. 

Partecipo alla stesura del libro di Silvana Mazzocchi “Nell’anno della Tigre”, edito da Baldini & Gastoldi. 
L’incontro con Gerald Bruneau mi riporta ad un antico amore, la fotografia. Nel '97 inizio a cimentarmi con la professione, seguendo Gerald e partecipando alla realizzazione di innumerevoli servizi, ritratti e reportages su temi sociali e di costume, che vengono pubblicati su periodici nazionali e internazionali. Io stessa pubblico ritratti su vari magazine italiani come il Sette del Corriere, L’Espresso, Panorama.

Scopro le immense potenzialità del computer e mi specializzo nel settore di elaborazione dell’immagine e della postproduzione fotografica. Realizzo così lavori di grafica e fotografia per eventi patrocinati dalla Regione Calabria e nel 2007, nell’ambito dell’Estate romana festival, viene organizzata una mia mostra personale di fotografie: “I colori del buio”. 
Nel frattempo scrivo, e scrivo, dedicandomi all’altro mio amore: la letteratura. E finalmente affido alle stampe “Il volo della farfalla”, edito da Rizzoli nell’aprile 2006, al quale viene assegnato il premio letterario Cesare De Lollis per la narrativa italiana, con la seguente motivazione: “Dalla prigionia alla libertà il passo che si compie in questo romanzo non è breve, raccogliendo in trecento pagine diciassette storie di donne che non dimenticheremo, ciascuna con la sua disperazione, la sua ossessione, con il suo eccessivo e ingenuo amore per la vita che ne segna la tragicità. In tal senso il romanzo della Faranda pur se ambientato nei nostri giorni è frutto dei massimi conflitti oggetto della tragedia greca, della lotta che vi si svolge tra nemesi e fato, tra passione e ragione, tra libertà e ribellione e che condanna l'uomo ad essere, spesso, nella vita e nella società, solo di fronte alla realtà della morte e al principio morale.”. 
Poi, ancora un passaggio, dalla fotografia alla digital art. Da tutti i servizi fotografici in cui ho seguito Gerald, scelgo alcune foto. Trasformarle mi stuzzica. Rifletto sulla società di oggi, ma questa volta scelgo il linguaggio dell’arte. Ed è dal mio sguardo sui mille volti dell’identità che nasce la collezione di immagini digitali "Curve di transizione". 

Espongo a Sutri, Agrigento, Modica, Caserta. Nel 2012 , chiamata da Vittorio Sgarbi, partecipo con tre opere della collezione alla Biennale di Milano, e poi con altre cinque alla Biennale di Torino.

È il mio riconoscimento ufficiale come artista.
E ancora oggi, continuo a sognare uno spazio per i miei colori.

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